lunedì 22 aprile 2024

Parodia dei valori: l'inclusione contro l'accoglienza

da Simone Boscali


Quella che raccontiamo è una storia tratta da mille episodi reali. Episodi che sono accaduti e continueranno ad accadere in tutta Italia, dal Brennero a Lampedusa, magari un po' più al nord ma con grande rilevanza anche al centro e al sud.

Ogni sabato mattina fuori dalle aule del catechismo, oppure ogni domenica mattina sul piazzale antistante la Chiesa, durante la Santa Messa per bambini e ragazzi, una ventina di mamme, i cui figli sono compagni di scuola elementare e quindi anche di catechesi, conversano sul percorso che i propri bambini stanno seguendo. E la maggioranza assoluta tra loro, almeno una dozzina su venti se vogliamo essere amabili, ma più probabilmente direi quindici, ne parlano in maniera tutt'altro che entusiasta. Si sentono oppresse, perseguitate. Forzate a far fare ai bambini qualcosa che non condividono e che "se ci fosse reale libertà" non avrebbero mai imposto ai propri fanciulli facendoli crescere laici e anticlericali.

Ma le circostanze, dicono, hanno loro imposto diversamente.

"Noi non siamo credenti" racconterebbe una di loro "ma ho dovuto iscrivere mio figlio all'ora di IRC1 per evitare che venisse isolato dalla classe. E poi si sa, comanda la Chiesa"

"Nemmeno noi siamo cristiani" farebbe eco una qualsiasi altra del gruppo "ma abbiamo dovuto iscrivere il nostro a catechesi altrimenti la società lo avrebbe escluso. Sai com'è, se non vai in Chiesa".

Quello che sfugge alle mamme in questione, in questa vicenda tratta da mille storie realmente accadute, e che ancora si verificheranno, è la patologica dose di vittimismo che sola può fare da fondamenta a un discorso in cui una maggioranza si lamenta di essere isolata, o meglio, dell'eventualità non dimostrata di essere isolata, da una minoranza. Ma la sociologia "de facto" della nostra epoca ci ha insegnato che il vittimismo abbinato all'identificazione con una minoraza costituisce la più potente arma di rivendicazione e lotta di questi anni. Laddove con rivendicazione si intende, ovviamente, l'appiattimento coatto della società ai propri capricci individualisti.

Perché, come accennato all'inizio, sulla ventina di mamme di una classe di scuola elementare, almeno i due terzi condividono questa posizione non credente o quella ancora più misteriosa di "credente non praticante"2. Tranquilli però perché anche le restanti madri, e relative famiglie, cosidette credenti, hanno in realtà sposato quella che il Cristo avrebbe definito una Fede tiepida, carica di facili revisionismi dottrinali, politicamente-corretto e stole arcobaleniche. Bisognerà passare al setaccio almeno tre o quattro classi per trovare una famiglia realmente cattolica e non è da escludere che sarà proprio quell'unica famiglia ad aver poi escluso i propri figli (non ne avranno fatto solo uno...) dalla catechesi parrocchiale, dall'ora di IRC e probabilmente dalla scuola stessa...

Sì, perché c'è ancora una variabile con la quale non abbiamo fatto i conti, la variabile invero più grande dell'equazione: la Chiesa stessa.

I seminari moderni non hanno di certo sfornato un clero pronto ad affrontare un tale cambio di sensibilità dei propri greggi. E così, di fronte a un crescente numero di famiglie totalmente lontane dalla vera Fede da un lato, ma dall'altro tenacemente decise a mandare i propri figli a occupare militarmente ogni spazio cattolico all'ombra dell'odiato campanile, parroci, curati e sacerdoti in genere hanno smarrito la sacrosanta capacità di dire "no", di chiudere la porta di fronte al rifiuto alla conversione dei cuori. Si sono dimenticati che la Chiesa non deve essere inclusiva, secondo il moderno pensiero anticlericale, ma accogliente, ossia aperta a tutti ma al dolce prezzo del "va e non peccare più".

La (il)logica consegunza di tutto ciò è stata l'accettazione indiscriminata – diluita nel tempo, ma comunque indiscriminata – di tutte quelle istanze che le mamme anticattoliche, ma praticanti, di cui sopra hanno imposto. Imposto sì, perché se da un lato si sono sentite costrette a dover avviare i propri figli a tutti i contesti di Chiesa proposti in paese e a scuola pur non condividendone nulla, non l'hanno fatto in modo passivo, accettandone le regole e i principi, ma hanno voluto che questi fossero cambiati per rispetto dei propri ragazzi che sì, in effetti vanno a Messa, sì, in effetti vanno alla catechesi, e sì, in effetti partecipano alla lezione di IRC, ma insomma, mica sono davvero cattolici e i cattolici devono non solo rispettare posizioni del tutto diverse, ma anche insegnarle, magari grazie all'omelia domenicale o all'apertura ad attività non cattoliche (quando non direttamente anticattoliche) dei tradizionali spazi parrocchiali quali l'oratorio.

Ed ecco allora i testi di IRC in cui la RC a mala pena ci entra mentre moltissimo spazio trovano le altre confessioni religiose storicamente condannate dall magistero. Ecco che in Chiesa si presentano sempre più numerose e disinvolte coppie irregolari che pretendono però di ricevere i sacramenti perché il concetto di peccato applicato a loro sarebbe irrispettoso. Ecco che anche i bambini iniziano ad essere irregolari e non vorremo mica limitare la loro libertà di espressione.

Di fronte a tutto questo, vuoi per mancanza di sostegno da parte delle diocesi, vuoi per mancanza di polso, vuoi per il mirino massmediatico sempre più duramente puntato sulla Chiesa, i sacerdoti non hanno potuto fare altro che chinare il capo e cedere alla totalità di queste pretese.

Quando è andata bene.

Quando è andata male sono stati i sacerdoti stessi a condividere tali istanze ed a promuoverle a detrimento della dottrina stessa che dovrebbero invece rappresentare.

Sarebbe naturalmente ingenuo pensare che il basso clero e i suoi formatori degli ultimi decenni siano i principali responsabili di questa situazione. Se il pesce puzza dalla testa, e parliamo di un pesce che nei tempi trascorsi ha comunque disposto di ben altro potere rispetto ad oggi, dobbiamo invece riconoscere che sono stati i vertici della nostra Chiesa ad aver avviato dall'alto questa decadenza, senza averla beninteso programmata, ma lasciando le proprie comunità sul territorio sguarnite di fronte all'assalto che si stava spontaneamente preparando nella società.

Veniva così alimentato e istituzionalizzato quel gigantesco equivoco che, già dannoso in un contesto laico, diventa autodistruttivo nella Chiesa nel momento in cui si rinuncia a un valore tradizionale per sostituirlo con la sua parodia, in questo caso, uno dei più drammatici: l'inclusione contro l'accoglienza, laddove mentre la seconda porta la Chiesa nel cuore dell'altro e lo salva con la conversione, la prima porta gli errori dell'altro (di per sé comprensibili e perdonabili) tra i comportamenti accettati dalla Chiesa come salvifici.





1Insegnamento della Religione Cattolica, un'offerta assolutamente facoltativa del nostro panorama scolastico

2Naturalmente la natura stessa della religione cattolica non prevede questa modalità. Poiché il cattolicesimo esige la pratica nei principi come nella liturgia, l'assenza di pratica riduce la persona automaticamente a una non-cattolica

sabato 6 aprile 2024

Cattolici e alimentazione

 

da Simone Boscali

Mangio vegetariano da anni (sottolineo l'uso del termine "mangio" e non "sono") e per lungo tempo ho mangiato anche vegano cercando spesso di stabilire un legame dottrinale tra la mia alimentazione e la fede cattolica.

Legame che, pur permanendo la mia scelta, non c'è e non può esserci in quanto il Cristo non ci ha certo lasciato alcun codex alimentarius mentre confuse sono le prescrizioni sul cibo nell'Antico Testamento. 

Certamanente non accetto e non posso accettare quel sentire comune troppo diffuso tra noi secondo cui non solo il cattolico può mangiare carne, ma addirittura deve farlo. E' chiaro che alla base di questa convizione non ci sia tanto un'accoglienza errata della Scrittura quanto la ricerca di una giustificazione dei propri gusti quando non l'adolescenziale timore di essere confusi coi devoti di quelle religioni che invece prescrivono il rifiuto delle carni.

In modo più equilibrato sono invece convinto che se dovessi andare in Paradiso vi troverei carnivori accaniti che hanno condotto una vita di santità, mentre all'inferno incontrerei fruttariani radicali che nonostante l'alimentazione purissima si sono macchiati di ogni colpa grave.

Detto questo è chiaro che il titolo del trafiletto qui accanto non può essere accettato in quanto un buon cattolico è tale indipendentemente da ciò di cui si nutre e lo stesso vale anche per un cattivo cattolico.

Ma l'articolo non manca a mio avviso di fornirci uno spunto interessante che rappresenta proprio il sentire in cui mi ritrovo. Se non potremo mai sostenere che un cattolico debba essere vegetariano per ragioni dottrinali, possiamo però portare in primo piano la consapevolezza che l'amore per il Creato, fondamentale per noi, passa necessariamente per l'amore per le creature. 

Perciò mi chiedo, se non cristianamente, possiamo sentirci almeno umanamente in armonia, anzi, in Comunione col Creato avendo una creatura senziente in decomposizione nello stomaco? Possiamo sentirci in Comunione col Creato privando questa creatura della vita dopo averla fatta nascere e crescere in condizioni magari durissime al solo scopo di eliminarla appena fosse divenuta sufficientemente grassa?

Ecco, la risposta a questa domanda, che per me è un sonoro no, mi appare piuttosto ovvia e ritengo dovrebbe esserlo per ogni cattolico, ma la cosa sembra invece essere soggettiva.

Ciò nonostante è in questa sensibilità personale, nel rapporto equilibrato tra noi e il Creato, privo degli eccessi panteistici e madreterristi odierni, che possiamo trovare una sana via alimentare vegetariana, quando non addirittura vegana, compatibile con la nostra Fede.

Un vegetarianesimo quindi che non sarà mai cattolico, ma per cattolici.

 


domenica 12 novembre 2023

Nessuno ci sta togliendo nulla. Nessuno può toglierci nulla

(da Simone Boscali)

 Devo fare una premessa.

Gli episodi evangelici che andrò a citare non si adattano del tutto alle circostanze che stiamo vivendo, tuttavia modo penso di potervi trarre qualche spunto utile, qualche motivo di conforto.

Nella parabola degli operai mandati nella vigna (Matteo 20, 1-16) il Signore ci insegna a non prendercela se ad altre persone che riteniamo meno meritevoli di noi (e in questo caso dovremmo in realtà fare una riflessione sulla nostra mancanza di umiltà nel giudicare) viene offerta la stessa ricompensa che noi ci aspettiamo dopo una vita di devozione totale.

In questi giorni, mesi ed anni molti cattolici sono evidentemente messi a disagio dal pontificato di Jorge Mario Bergoglio che anche al più prudente tra i fedeli sembra in effetti contraddire fin dalla punteggiatura quanto insegnato da Gesù. Ciò che mette maggiormente in imbarazzo è la volontà sempre più evidente di aprire la Chiesa non tanto al peccatore, poichè sin qui saremmo totalmente nel solco dell'insegnamento di Cristo, il quale appunto ricordava come il medico dovesse recarsi tra gli ammalati e non certo tra i sani, quanto al peccato.

E allora, si domandano tante pecorelle improvvissamente rimaste senza pastore, a che pro seguire con rigore quanto ci hanno insegnato le Scritture e un Depositum Fidei di quasi duemila anni? Perché applicarsi, mortificarsi, resistere alle tentazioni, pentirsi, riconciliarsi e, soprattutto, perché infondere in ognuno di questi passaggi, più che il dovere, l'amore incondizionato per Dio, quando ora si ha l'impressione di poter avere le porte del Paradiso tanto più spalancate quanto più si cade in basso nell'errore, senza necessità di pentimento e con tanto di Santo Padre che, dimentico del proprio ruolo, si chiede chi sia lui per giudicare?

Certamente, da un punto di vista squisitamente umano, questo conflitto non è piacevole. Pensandoci bene esso ci riporta anche alla parabola del Figliuol prodigo (Luca 15, 11-32) e ci mette di fronte alla possibilità che chi ha fatto meno di noi possa ricevere di più o altrettanto.

Ma rispetto alle due parabole citate abbiamo una sostanziale differenza. Oggi la Chiesa non agisce nel piano della metafora cristica e l'ultimo Giudice, Nostro Signore, non è stato ancora chiamato in causa.

Dobbiamo infatti renderci conto che quei fratelli e sorelle chiamati a raccolta dalla "Chiesa sinodale" senza che il loro peccato sia minimamente messo in discussione, per quanto la cosa possa provocarci un bel mal di stomaco, non ci stanno in effetti togliendo nulla.

Il nostro cammino sarà stato gioioso o doloroso, semplice o complicato, spontaneo o forzato, ma alla fine se avremo con sincerità vissuto come il Signore ci ha chiesto avremo ciò che ci saremo meritati. E se, dico se, dovesse essere donato altrettanto anche a chi ai nostri occhi non se lo merita (cosa che comunque non spetta a noi decidere) questo non cambierà nulla per noi.

Anzi, dovremmo a questo punto concludere con una riflessione di tenore del tutto opposto, una lode al Signore e un ringraziamento. Perché se è vero che ciò che turba molti fedeli è, come detto, l'apertura della Chiesa al peccato, una volta di più abbiamo il dovere di pregare per tutte quelle anime che oggi rischiano di essere illuse di poter entrare nel gregge di Dio senza riconciliarsi, senza rinunciare al peccato, mandate fuori strada proprio da quei pastori che dovrebbero invece ammonirle e con ragionevolezza e amore correggerle. Perché, come detto, qui non siamo nella metafora della parabola evangelica e il giudizio del Signore arriverà in modo del tutto indipendente da quanto certo clero vorrebbe. E potrebbe essere un giudizio diametralmente opposto a quanto si aspettano tanti chierici moderni.

Noi abbiamo avuto la Grazia di conoscere una Chiesa diversa, una Chiesa santificante che sa dirci quando siamo nell'errore e non teme di farlo, aiutandoci di volta in volta a migliorarci. Altri, ahimé, sembrano non aver avuto in sorte questo magnifico dono.

E se davvero riteniamo che troppi errori stiano prendendo piede, se davvero non condividiamo il sentiero imboccato dal pontificato attuale, quale modo migliore abbiamo di rimanere cristiani, cattolici, umili e fuori dal giudizio, che spetta solo a Dio, se non lascaire da parte le invidie e il risentimento e iniziare invece a pregare per chi purtroppo probabilmente viene oggi illuso da pastori illusi a propria volta di poter adattare il giudizio di Dio ai tempi?


giovedì 27 luglio 2023

LA LEGGE DELLO SPECCHIO (in frantumi)


LA LEGGE DELLO SPECCHIO (in frantumi)


(da Simone Boscali)

Uno dei motivi che nell'ultimo anno mi ha portato  prendere le distanze dal mondo esoterico e olistico (e che ha lasciato perplessi molti tra voi, lo so anche se non me lo dite...) è la palese funzionalità al sistema dominante di una serie di presunte leggi riguardanti le energie sottili. Leggi paradossalmente venerate come idoli da persone che si vorrebbero dissidenti e che, in aggiunta, non accettano mai una critica o uno spunto di riflessione costruttivo su questi discorsi, replicando esattamente le stesse dinamiche delle fedi tradizionali da cui fuggono (e che però hanno ben altro rigore in proposito).

La legge dello specchio, cugina tra l'altro di quella di risonanza, è una delle più... controverse (vorrei usare un altro termine ma poi mi dicono che sono giudicante) e manco a dirlo una delle più comode al sistema.
Al di là di ininfluenti applicazioni nella vita quotidiana, io ho visto persone potenzialmente straordinarie farsi da parte in ossequio a questa legge secondo cui ogni nostro mal di pancia derivante dall'osservazione dell'esterno rifletterebbe un nostro equivalente problema interno.
A parte il fatto che questo sembra inerire più la psicologia che la spiritualità, ci vuole innanzitutto una bella presunzione nel pretendere di sapere cosa una persona possa avere dentro come causa di un suo momento di disgusto o di rabbia.
Con quale arroganza possiamo infatti credere che la vista di un rifiuto in terra generi in me rabbia perché in realtà anche io vorrei buttare i miei rifiuti a terra?

Ma passiamo oltre e arriviamo all'immobilitá indotta da questa sciocchezza. La mia rabbia, il mio disprezzo verso un Bill Gates secondo la legge dello specchio derivano dal fatto che c'è un "Bill Gates" dentro di me. Quindi prima di attivarmi, prima di militare e combatterlo dovrei fare pulizia interiore. E intanto il Bill fuori, quello vero, gode come un riccio.
Diversamente se non ci fosse un Bill Gates dentro di me, le malefatte di quello fuori mi lascerebbero sereno, tranquillo, perché io sono interiormente pulito e in pace con me stesso. E quindi non sentirei il bisogno di agire perché tutto è magico e perfetto così come è. Anche in questo caso il Bill vero gode come un riccio.
Il potere non poteva chiedere di meglio.

Il limite evidente di questa legge dello specchio è la pretesa di far coincidere realtà esterna ed interna, uno degli errori del mondo olistico-esoterico, oltre che dimostrazione di arroganza perché ci si rifiuta di dare dignità e indipendenza a ciò che è fuori. Il mondo esterno, con la sua forza, le sue Creature, le sue intelligenze infatti esiste in modo intrinseco senza bisogno di relazionarsi con noi.
Se noi smettessimo di osservare, o più ancora, morendo, il mondo continuerebbe a operare e quindi anche a fare del male.
I nostri limiti interiori possono inquinare certamente la nostra osservazione del mondo ma non possono generare ciò che non è operato da noi.


lunedì 20 febbraio 2023

Cosmici figli dell'universo...


 da Simone Boscali


Quando si indirizza una richiesta o un desiderio (guai a chiamarla preghiera, potrebbe farci sembrare troppo "sottoposti") all'Universo o alle energie sottili, occorre essere molto precisi e soprattutto esprimersi sempre in forma affermativa perché si sa, l'Universo non concepisce il negativo.

Benissimo, già il fatto di rivolgersi a qualcosa di superiore che però "non capisce" dovrebbe far scattare qualche dubbio in quanto non vedo la difficoltà nell'accettare una richiesta quale "non farmi ammalare" o "non far soffrire quel mio amico", ma tant'è.

Per rimediare alla nostra incapacità a farci comprendere dovremo comunque passare parecchio tempo a pulire l'aura e correggere le vibrazioni negative, tanto foriere di male, anzi ogni evento cattivo che accade nella nostra vita è sempre e solo determinato dalle nostre vibrazioni negative. Non capiamo infatti come Dio, se esistesse, possa permettere certi mali, certe catastrofi come le guerre e i terremoti, e ci convinciamo quindi che in fondo non esista... ma possiamo stare tranquilli perché tutto ha una spiegazione logica, i terremoti sono scatenati dalle vibrazioni tossiche di chi vive nelle zone colpite e anche un bambino di tre mesi polverizzato da una bomba nella sua culletta è certamente colpevole di essersela attirata col suo sgradevole campo di risonanza (chiaro, Dio no, ma le vibrazioni, quelle sì).

E allora, se le invocazioni all'Universo e la pulizia del vibratore spirituale non funzionano, vai di corsi di risveglio, ce ne sono molti, dicono tutti cose diverse ma i maestri che li tengono in fondo sono molto simili tra loro e sono tutti d'accordo nell'affermare che a parte loro tutti gli altri hanno torto. Si inizia dal corso base, o pre-base se il tuo livello di coscienza non è abbastanza evoluto, per arrivare poi allo standard, master, master plus, trascendentale...

Il problema è che con questi corsi in realtà non si perviene facilmente ad alcun traguardo spirituale definitivo, realizzante, per questo alla fine di quello che pensavamo essere l'ultimo corso vi sarà sempre un livello in più da completare. In pratica, per quanti corsi di risveglio si possano fare, saremo sempre al penultimo, vale a dire, dormienti.

Certo ci sarebbe anche il lavoro su se stessi, tempo di realizzazione stimato sei mesi, ma più probabilmente il cantiere animico verrà concluso tra trentacinque reincarnazioni (ragion per cui credere nella reincarnazione, non è un ragionamento spirituale ma una necessità operativa). Il problema è che questo lavoro, a parte il suo frustrante protrarsi all'infinito, ha il pessimo limite di circoscrivere tutto al singolo, caricandolo anche di responsabilità che non ha, facendogli credere che la realtà che vive è solo una sua proiezione e quindi colpevolizzandolo (gli stessi che dicevano che il Peccato Originale era una finzione per mortificare le persone, mah...). E che cavolo, non vorrai mica manifestare apertura mentale e ammettere che, sai-forse-magari-tuttosommato, anche gli altri hanno una loro dignità e compartecipano alla costruzione di una realtà che non può essere solo una mia proiezione (a meno di non essere strafatto di LSD).

Come porre rimedio a tutto ciò? Non si può, non su questa strada. Perché se un essere finito, dalle qualità e potenzialità finite come l'uomo, vuole abbracciare l'Infinito, può riuscirci solo tornando a un essere finito che è Dio. Diversamente cercherà inutilmente di abbracciare ciò che è fuori dalla sua naturale portata: non puoi abbracciare l'Infinito con braccia finite.

Concludendo seriamente - non volevo offendere alcuno, ma avevo bisogno di provocare per catturare un'ardente attenzione - dicendo che mi rendo conto dei mille e più difetti che possiamo trovare nel credo cristiano, capisco bene la difficoltà nell'afferrarne i Misteri, capisco persino la sovrapposizione che viene spesso fatta tra la dottrina cattolica in sé e la cattiva qualità di alcune persone che la seguono. Ma il fatto che una Fede sia difficile da comprendere subito, il fatto che tante risposte fatichino ad arrivare, il fatto che l'istituzione deputata a impartire questi insegnamenti sia spesso non all'altezza dovrebbe motivarci a migliorare ciò che abbiamo e non a fuggire verso alternative illusorie che come minimo hanno in comune con la Chiesa gli stessi difetti, magari in proporzioni minori, ma diffusi in una enormità di scuole e scuoline.

Non puoi metterti con arroganza davanti a Dio, non puoi sorpassarlo. Abbi l'umiltà di lasciare che sia Lui a stare dietro di te a sorregerti e guidarti.

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sabato 11 febbraio 2023

Perché i "dissidenti" sono anticattolici?

 

In questo video-post, sorta di esperimento comunicativo, provo a spiegare la contraddizione del dirsi ad un tempo dissidenti, verso le ingiustizie e i pensieri del mondo, e anticattolici, con particolare attenzione al cattolicesimo della Tradizione.

Fatemi sapere nei commenti non solo come la pensate, ma anche come vi sembra la modalità video! 

 

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mercoledì 28 dicembre 2022

Io o Dio? Una riflessione cattolica sulle qualità esoteriche

 

da Simone Boscali 

Come ricorderanno i lettori più attenti, il nome precedente di questo spazio era “Antico Vangelo Esoterico”. Prima della mia conversione a un esclusivo cattolicesimo avevo infatti cercato di far coesistere gli insegnamenti più moderni ed ecumenici di una chiesa con la minuscola con gran parte dell'ampio spettro di insegnamenti sia strettamente esoterici che in generale olistici o comunque riconducibili a un'area di spiritualità “meditante”.

In assoluta buona fede ero infatti convinto che compito dell'uomo fosse quello di “elevarsi”, “evolversi”, risvegliando in sé tutta una serie di potenzialità latenti la cui riscoperta era stata sottovalutata, se non dolosamente nascosta, da anni di manipolazioni e riedizioni dei testi sacri. Il Cristo era a mio avviso sceso sulla terra per mostrarci, con le sue opere, i poteri e i miracoli, ciò che l'uomo avrebbe potuto essere se ripulito dai legami e dalle illusioni materiali identificandosi totalmente come entità spirituale e i miracoli successivamente operati anche dagli apostoli rafforzavano la mia convinzione.

Ma c'era una falla in questa mia interpretazione di comodo.

Da una parte infatti è un preciso mandato di Dio quello di vivere pazientemente su questa terra secondo le nostre qualità appunto terrene. In Genesi, con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, il Signore non accenna a facoltà soprannaturali con le quali i due sventurati avrebbero lenito la propria sofferenza nel mondo. Al contrario prevede per loro sudore, dolore, fatica.

Dall'altra Gesù stesso conferma questa necessaria umiltà della condizione umana col suo “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi”1, indicando come esclusive dei suoi apostoli, e non di tutto il popolo che lo segue, certe peculiarità.

Lo stesso Simon Mago, infine, viene scacciato senza tanti complimenti dagli apostoli quando, forse pensando che il movimento cristiano fosse un corso di risveglio ante-litteram fondato dal guru di Nazareth, offre dei denari per “imparare” le qualità miracolose dei discepoli di Cristo2.

Ora, voglio esporre una considerazione che potrebbe sorprendere molti.

Tutte le straordinarie qualità che l'uomo, secondo certe discipline spirituali, potrebbe raggiungere con le giuste pratiche esoteriche, la meditazione, la trascendenza, i rituali, sono assolutamente... reali. Così come reali sono ovviamente tutte quelle caratteristiche che stanno a monte di detti poteri: chakra, aura, energie sottili, campi vibrazionali etc.

Posso affermare questo con assoluta certezza per il semplice motivo che, pur essendo stato a suo tempo nulla più che un pessimo meditante e studioso di esoterismo bianco, ciò è stato sufficiente per percepire chiaramente e sperimentare la veridicità, realtà e “concretezza” (su quest'ultimo termine dovremmo tornare in futuro) di queste doti.

La magna quaestio per un cattolico non dovrebbe quindi essere se queste cose esistano o meno. Ciò che dovrebbe chiedersi è semmai quale sia la loro vera natura e se sia lecito ricorrere queste forze.

Ultimamente, quando dialogo sulla Fede con le mie due figlie di dieci e sei anni, ovviamente attratte da tutto ciò che è “magico”, mi piace ripeter loro un pensiero: il vero superpotere di una persona sta nel fare grandi cose... senza superpoteri.

Lo confermo. E' assolutamente possibile coltivare in sé qualità tali che ci permettano di sviluppare, per dirne una, l'ipnosi istantanea, una delle mille doti di potenziamento della persona umana offerte da un certo esoterismo. Analogamente è possibile utilizzare il proprio “campo vibrazionale” in modo da influenzare comportamenti ed eventi in un raggio tanto maggiore quanto più è potente la forza che esercitiamo.

Eppure tutto questo in un certo senso non è che barare rispetto alle regole del mondo terreno che, evidentemente, dovrebbe essere esperito e goduto secondo logiche terrene e non ultraterrene. C'è molta più bellezza nel parlare a una persona e cercare di convincerla in profondità con la forza della ragione che ci ha dato Dio, che non nel manipolarla con l'ipnosi istantanea. Certo, quella persona potrebbe non capire gettandoci nella frustrazione. Ma di nuovo vi sarebbe molta più grazia nel pregare per lei che non nel forzarla ad andare contro il proprio libero arbitrio perché sottomettere una volontà altrui alla propria in questo modo, alla fine sarebbe appunto barare, illudendo se stessi di aver portato dalla propria parte qualcuno che invece, ovviamente, non era in grado di comprenderci.

Potremmo altresì realmente far vibrare l'intero universo affinché ci mandi ciò che vogliamo, ciò che desideriamo. Ma questo, che lo si voglia o no, ci metterebbe in competizione con altre persone determinate a esercitare allo stesso modo la propria volontà trasformando la nostra esistenza in una gara a chi meglio riesce a piegare il Creato ai propri desideri che non a mettersi a servizio dello stesso. Cercare con mezzi propri di influenzare l'andare delle cose significa sempre pretendere di avere ciò che ci aggrada; chiedere invece con la preghiera a Qualcuno di superiore significa affidare a una volontà più ampia i nostri desideri affinché noi si riceva non ciò che vogliamo, che potrebbe essere sbagliato, ma ciò di cui abbiamo bisogno.

Il risveglio delle qualità preternaturali certamente non può essere condannato in toto quale devozione al male. Ma per chi crede in Dio, il ricorso ad esse (parlo per me, mea culpa, mea maxima culpa...) denota oggettivamente una volontà: quella di sostituirsi al Signore.

L'uomo fedele chiede a Dio, attraverso la preghiera, secondo la propria coscienza, poi lavora con il corpo, la mente e il cuore che ha per Grazia ricevuti per realizzare ciò che ha chiesto. Quanto più giuste sono le sue richieste, tanto più Dio infonderà la propria benedizione sull'opera di quell'uomo.

Ricorrere ad altri mezzi significa invece inevitabilmente volersi sostituire a Dio. Denota una volontà di potenza spirituale in fondo propria della nostra epoca in cui l'essere umano, persino quello formalmente credente, non è disposto ad accettare un'autorità superiore che regoli il Creato.

Le doti preternaturali, i “superpoteri” di cui parlo alle mie bambine, entrano in gioco quando “Io” prende il posto di “Dio” e una sola immagine basti a puntellare questa mia opinione. Mi riferisco al serpente Kundalini che, secondo la tradizione indiana, giace addormentata alla basa della Sushumna, il canale energetico che percorre il corpo umano lungo la colonna vertebrale sin sopra il cranio e che mette in collegamento tra loro i celebri chakra. Risvegliandola (Kundalini è femmina) ed elevandola verso l'alto con un lungo e faticoso percorso di meditazione, tutti i sette chakra si aprirebbero e attiverebbero dotando la persona di qualità e capacità superiori.

Ma cosa ci ricorda il potere che al singolo può venire da un serpente che ci rende “superiori”, e quindi in qualche modo più simili a Dio, se non la promessa di un altro serpente, quello del Giardino dell'Eden, che al prezzo della trasgressione alla Legge aveva offerto ai progenitori proprio la possibilità di essere simili a Dio con l'accesso proibito a un sapere superiore tramite il frutto dell'Albero della Conoscenza?

 

1 Giovanni 15,16 “Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia”

2 Atti 8,9-24


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