Quella che raccontiamo è una storia tratta da mille episodi reali. Episodi che sono accaduti e continueranno ad accadere in tutta Italia, dal Brennero a Lampedusa, magari un po' più al nord ma con grande rilevanza anche al centro e al sud.
Ogni sabato mattina fuori dalle aule del catechismo, oppure ogni domenica mattina sul piazzale antistante la Chiesa, durante la Santa Messa per bambini e ragazzi, una ventina di mamme, i cui figli sono compagni di scuola elementare e quindi anche di catechesi, conversano sul percorso che i propri bambini stanno seguendo. E la maggioranza assoluta tra loro, almeno una dozzina su venti se vogliamo essere amabili, ma più probabilmente direi quindici, ne parlano in maniera tutt'altro che entusiasta. Si sentono oppresse, perseguitate. Forzate a far fare ai bambini qualcosa che non condividono e che "se ci fosse reale libertà" non avrebbero mai imposto ai propri fanciulli facendoli crescere laici e anticlericali.
Ma le circostanze, dicono, hanno loro imposto diversamente.
"Noi non siamo credenti" racconterebbe una di loro "ma ho dovuto iscrivere mio figlio all'ora di IRC1 per evitare che venisse isolato dalla classe. E poi si sa, comanda la Chiesa"
"Nemmeno noi siamo cristiani" farebbe eco una qualsiasi altra del gruppo "ma abbiamo dovuto iscrivere il nostro a catechesi altrimenti la società lo avrebbe escluso. Sai com'è, se non vai in Chiesa".
Quello che sfugge alle mamme in questione, in questa vicenda tratta da mille storie realmente accadute, e che ancora si verificheranno, è la patologica dose di vittimismo che sola può fare da fondamenta a un discorso in cui una maggioranza si lamenta di essere isolata, o meglio, dell'eventualità non dimostrata di essere isolata, da una minoranza. Ma la sociologia "de facto" della nostra epoca ci ha insegnato che il vittimismo abbinato all'identificazione con una minoraza costituisce la più potente arma di rivendicazione e lotta di questi anni. Laddove con rivendicazione si intende, ovviamente, l'appiattimento coatto della società ai propri capricci individualisti.
Perché, come accennato all'inizio, sulla ventina di mamme di una classe di scuola elementare, almeno i due terzi condividono questa posizione non credente o quella ancora più misteriosa di "credente non praticante"2. Tranquilli però perché anche le restanti madri, e relative famiglie, cosidette credenti, hanno in realtà sposato quella che il Cristo avrebbe definito una Fede tiepida, carica di facili revisionismi dottrinali, politicamente-corretto e stole arcobaleniche. Bisognerà passare al setaccio almeno tre o quattro classi per trovare una famiglia realmente cattolica e non è da escludere che sarà proprio quell'unica famiglia ad aver poi escluso i propri figli (non ne avranno fatto solo uno...) dalla catechesi parrocchiale, dall'ora di IRC e probabilmente dalla scuola stessa...
Sì, perché c'è ancora una variabile con la quale non abbiamo fatto i conti, la variabile invero più grande dell'equazione: la Chiesa stessa.
I seminari moderni non hanno di certo sfornato un clero pronto ad affrontare un tale cambio di sensibilità dei propri greggi. E così, di fronte a un crescente numero di famiglie totalmente lontane dalla vera Fede da un lato, ma dall'altro tenacemente decise a mandare i propri figli a occupare militarmente ogni spazio cattolico all'ombra dell'odiato campanile, parroci, curati e sacerdoti in genere hanno smarrito la sacrosanta capacità di dire "no", di chiudere la porta di fronte al rifiuto alla conversione dei cuori. Si sono dimenticati che la Chiesa non deve essere inclusiva, secondo il moderno pensiero anticlericale, ma accogliente, ossia aperta a tutti ma al dolce prezzo del "va e non peccare più".
La (il)logica consegunza di tutto ciò è stata l'accettazione indiscriminata – diluita nel tempo, ma comunque indiscriminata – di tutte quelle istanze che le mamme anticattoliche, ma praticanti, di cui sopra hanno imposto. Imposto sì, perché se da un lato si sono sentite costrette a dover avviare i propri figli a tutti i contesti di Chiesa proposti in paese e a scuola pur non condividendone nulla, non l'hanno fatto in modo passivo, accettandone le regole e i principi, ma hanno voluto che questi fossero cambiati per rispetto dei propri ragazzi che sì, in effetti vanno a Messa, sì, in effetti vanno alla catechesi, e sì, in effetti partecipano alla lezione di IRC, ma insomma, mica sono davvero cattolici e i cattolici devono non solo rispettare posizioni del tutto diverse, ma anche insegnarle, magari grazie all'omelia domenicale o all'apertura ad attività non cattoliche (quando non direttamente anticattoliche) dei tradizionali spazi parrocchiali quali l'oratorio.
Ed ecco allora i testi di IRC in cui la RC a mala pena ci entra mentre moltissimo spazio trovano le altre confessioni religiose storicamente condannate dall magistero. Ecco che in Chiesa si presentano sempre più numerose e disinvolte coppie irregolari che pretendono però di ricevere i sacramenti perché il concetto di peccato applicato a loro sarebbe irrispettoso. Ecco che anche i bambini iniziano ad essere irregolari e non vorremo mica limitare la loro libertà di espressione.
Di fronte a tutto questo, vuoi per mancanza di sostegno da parte delle diocesi, vuoi per mancanza di polso, vuoi per il mirino massmediatico sempre più duramente puntato sulla Chiesa, i sacerdoti non hanno potuto fare altro che chinare il capo e cedere alla totalità di queste pretese.
Quando è andata bene.
Quando è andata male sono stati i sacerdoti stessi a condividere tali istanze ed a promuoverle a detrimento della dottrina stessa che dovrebbero invece rappresentare.
Sarebbe naturalmente ingenuo pensare che il basso clero e i suoi formatori degli ultimi decenni siano i principali responsabili di questa situazione. Se il pesce puzza dalla testa, e parliamo di un pesce che nei tempi trascorsi ha comunque disposto di ben altro potere rispetto ad oggi, dobbiamo invece riconoscere che sono stati i vertici della nostra Chiesa ad aver avviato dall'alto questa decadenza, senza averla beninteso programmata, ma lasciando le proprie comunità sul territorio sguarnite di fronte all'assalto che si stava spontaneamente preparando nella società.
Veniva così alimentato e istituzionalizzato quel gigantesco equivoco che, già dannoso in un contesto laico, diventa autodistruttivo nella Chiesa nel momento in cui si rinuncia a un valore tradizionale per sostituirlo con la sua parodia, in questo caso, uno dei più drammatici: l'inclusione contro l'accoglienza, laddove mentre la seconda porta la Chiesa nel cuore dell'altro e lo salva con la conversione, la prima porta gli errori dell'altro (di per sé comprensibili e perdonabili) tra i comportamenti accettati dalla Chiesa come salvifici.
1Insegnamento della Religione Cattolica, un'offerta assolutamente facoltativa del nostro panorama scolastico
2Naturalmente la natura stessa della religione cattolica non prevede questa modalità. Poiché il cattolicesimo esige la pratica nei principi come nella liturgia, l'assenza di pratica riduce la persona automaticamente a una non-cattolica